Speciale per Senza Bavaglio
Luisa Espanet
Milano, 10 maggio 2017
Non si stupisce più nessuno, ed è questa la cosa più grave. Specie se riguarda un collega, che fa parte di un Ordine. E non uno dei tanti, ma uno che occupa il numero tre gerarchico nella redazione di un quotidiano.
Stiamo parlando di Antonello Velardi caporedattore centrale del Mattino di Napoli. Nel marzo 2016 si candida a sindaco di Marcianise e a giugno viene eletto. Tutti si aspettano le sue dimissioni dal giornale o la richiesta di un’aspettativa, come aveva fatto qualche anno prima, nel marzo 2013, la collega Rosaria Capacchione, semplice caposervizio, eletta al Senato.
Importante aggiungere che Marcianise non è un piccolo paese ma il terzo comune del Casertano, area non secondaria, con 41 mila abitanti.
Velardi continua imperterrito il lavoro di giornalista in Via Chiatamone, dedicando scrupoloso più che i ritagli di tempo alla sua attività di sindaco . Se le mansioni da primo cittadino lo obbligano ad allontanarsi dalla redazione per più tempo, correttamente chiede un permesso politico, come si legge nei fogli di presenza del giornale pubblicati da Iustitia, il settimanale online diretto da Nello Cozzolino, appassionato alla vicenda di Velardi, tanto da essere entrato nelle sue simpatie.
E essere fatto oggetto di allegre diffamazioni. Ma la capacità trasformista di Velardi non finisce qui. Convinto che il rilancio del Mezzogiorno passi da Marcianise e deciso quindi a esserne il portabandiera, a marzo si propone e viene eletto presidente dell’Ato Rifiuti di Caserta, ovvero l’Ambito territoriale ottimale previsto dalla legge regionale di riordino al ciclo dei rifiuti.
Incarico che considerato il luogo e appunto l’ambito trattato appare piuttosto delicato. Ma ce la farà. E pazienza se la credibilità di un quotidiano come il Mattino di Napoli è compromessa. Il fine giustifica i mezzi. Per Velardi, of course.
Luisa Espanet
l.espanet@gmail.com
twitter @sbavaglio
Candidata alle prossime elezioni Casagit in Lombardia
Alla cortese attenzione di Luisa Espanet
Cara collega,
ho letto con interesse l’articolo che mi hai dedicato sul sito di Senza Bavaglio e vorrei fare cortesemente fare, se è possibile, delle osservazioni. Capisco la tua verve polemica, ma non posso passare come l’ultimo degli imbroglioni che si mette sotto i piedi qualsiasi regola deontologica. La mia situazione è molto chiara. Sono stato eletto sindaco della mia città, Marcianise, in provincia di Caserta, a capo di una coalizione di centrosinistra guidando liste civiche. La mia città è importante per il suo ruolo strategico, ma è anche la città che ha subito – unico caso nella storia repubblicana – l’onta del coprifuoco a seguito di una cruenta lotta tra clan camorristici che determinò negli anni novanta non meno di trenta morti. Dopo un commissariamento, la mia candidatura è nata dalla società civile, richiesta da spezzoni significativi del mondo delle professioni, della cultura, del volontariato. A questi spezzoni si è poi aggiunta una parte rilevante del pd locale, non quella che fa capo ad un ex segretario provinciale e alla senatrice Rosaria Capacchione, mia collega al Mattino, che tu citi nel tuo articolo, furiosamente contrari alla mia discesa in campo tanto da avere come sostenitori alcuni parenti di camorristi, a loro volta a processo per camorra. Sono stato eletto con un’ampia maggioranza, battendo tutti i vecchi arnesi della politica locale che si erano coalizzati tra loro e godendo dell’appoggio della Capacchione. La mia amministrazione si è segnalata finora per numerose iniziative, quella cui tengo di più è l’acquisizione al comune di una villa con piscina appartenente ai boss della camorra locale, sequestrata e abbandonata perchè nessuno aveva avuto finora il coraggio di prenderla in gestione. In questi giorni stiamo per completare i lavori di ristrutturazione, poi la villa verrà data in uso ad un’associazione di Marcianise che assiste i disabili. Scrivo tutto questo per spiegare che non appartengo ai vecchi gruppi di potere e non sono ostaggio delle vecchie liturgie. Come sindaco guadagno 738 euro al mese, ripeto 738 euro al mese. Tutto ciò che ho guadagnato in questi primi undici mesi li ho utilizzati per attività comunali, che erano senza copertura perchè ho ereditato un ente in predissesto economico. Di tutto ciò ho regolari ricevute fiscali. Tu citi il caso della collega Capacchione ma lei guadagna da senatrice 14mila euro al mese, praticamente il doppio di quanto io ho finora guadagnato nei primi undici mesi. Lei ha chiesto l’aspettativa perchè la casta si è saputa difendere, io se vado in aspettativa non avrei come far mangiare moglie e due figli che studiano. Mi accusi di continuare a lavorare al Mattino e di fare non solo il indaco ma anche il presidente dell’ente dei rifiuti. E’ vero. Ma il presidente dell’ente dei rifiuti percepisce un emolumento ancora più basso, anzi non percepisce proprio nulla. Zero euro. Ripeto zero euro. Mi potrei fermare qui, lamentandomi che hai scritto senza approfondire bene la questione. Aggiungo, se mi consenti, un dato più complessivo. Dal tuo ragionamento, e dai dati che tu ignoravi e che io ti ho fornito, dovrei dire che il sindaco lo può fare solo chi è ricco di famiglia o chi è ladro perchè con la politica ci campa. Io no. Pur avendo rinunciato a tutte le mie ferie al giornale, pur avendo utilizzato le ferie per stare al comune, pur non essendomi riposato neanche un giorno da un anno, avrei dovuto lasciare e morire di fame. Quanto agli articoli che mi dedica il sito Iustitia, beh, quelli sono telecomandati e retaggio di un passato dove si mischiano fatti personali e non. Le tipiche invidie nel mondo dei giornali di cui ti posso dire nei dettagli, ma sono centinaia i giornalisti campani che ti potrebbero dire la stessa cosa. Ed e’ notorio, ora lo sai anche tu. Telecomandati sono anche gli articoli che mi dedica un altro sito locale, chiaramente ricattatorio, e qui la questione e’ oggetto di indagini della magistratura cui mi sono rivolto. Come telecomandati sono quelli che mi dedica un altro giornale locale, già nel passato condannato per estorsione. Sì, estorsione. Tu, bontà tua, le chiami allegre diffamazioni. Perchè, diciamoci la verità, questo è il vero tema, cioè la qualità dell’informazione in una terra di camorra. La qualità e la pericolosità. Sarebbe bello che Senza Bavaglio e ne interessasse, ma per davvero, senza farsi suggerire nulla da nessuno, senza alcun bavaglio appunto. Mi farebbe piacere se questa mia riflessione fosse pubblicata, a beneficio dei lettori e di tutti i colleghi. Grazie per quanto potrai fare. Non sapendo e questa è una mail giusta, provo a mandare questo testo anche all’indirizzo di posta elettronica che trovo nella home page del sito.
Buon lavoro.
Antonello Velardi